Saturday, April 27, 2013

verso il meno, verso il meglio

Questa mattina mi sono tagliato la barba che portavo dall'Iran: il volto che vi si nascondeva sotto è praticamente scomparso. E' vuoto, levigato come un ciottolo, un po' smangiato ai bordi. Non riesco a scorgervi effettivamente nient'altro che quell'usura, una punta di stupore, un interrogativo che mi pone con gentilezza allucinata e di cui non sono sicuro di cogliere il senso. Un passo verso il meno è un passo verso il meglio. Quanti anni, ancora, prima di avere definitivamente ragione di quell'io che pone ostacoli a tutto? Ulisse non sapeva di dire così bene quando congiunse le mani a cono per gridare al Ciclope di chiamarsi "Nessuno". Non si viaggia per addobbarsi d'esotismo e di aneddoti come un albero di Natale, ma perchè la strada ci spiumi, ci strigli, ci prosciughi, ci renda simili a quelle salviette consunte che ci allungano con una scaglia di sapone nei bordelli. Ci si allontana dagli alibi e dalle maledizioni natali, e in ogni fagotto bisunto delle sale d'aspetto strapiene, o sui marciapiedi angusti delle stazioni soffocanti di caldo e di miseria, quella che vediamo passare è la nostra bara. Senza questo distacco e questa trasparenza, come si può sperare di far vedere ciò che abbiamo visto? Diventare eco, riflesso, corrente d'aria, invitato muto all'estremità del tavolo prima di fiatare.

(Il pesce-scorpione - Nicolas Bouvier)

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